Sensuability&Comics: disabilità, sessualità e pubblicità!
Piccolo spazio….pubblicità!
Il 25 ottobre è partita la quarta edizione del nostro concorso di fumetti e illustrazioni “Sensuability &Comics”. Mai mi sarei immaginata di arrivare alla quarta edizione. Ancora ho negli occhi e sulla pelle la sensazione di meraviglia provata la prima volta che ho visto le tavole esposte alla Casa del Cinema. E amore, sì proprio amore. Perché vedere perfett3 sconosciut3 che, attraverso le loro illustrazioni e i loro fumetti, si mettono in gioco e rielaborano un quadro, un film o semplicemente la loro idea di sessualità e disabilità, è amore. È amore per se stess3 perché significa volersi liberare dei propri pregiudizi, è amore per l3 altr3 perché significa liberare l3 altr3 che ne sono oggetto e soprattutto è amore per la libertà propria e altrui.
Il tema di quest’anno è la pubblicità, il mezzo di comunicazione che più di ogni altro ha contribuito alla creazione di stereotipi relativi alla perfezione dei corpi e alla stessa idea di sessualità.
Ho sempre amato il mondo della pubblicità. Provo ammirazione nei confronti di quell3 professionist3 che in una manciata di secondi sono capaci di concentrare un messaggio a dir poco geniale, divertente e che arrivi a tutt3.
Quando ero piccola mi incantavo davanti alla televisione a vedere Carosello, un format televisivo che conteneva messaggi pubblicitari, andato in onda sul primo canale Rai dal 1957 al 1977. Ed è proprio all’interno di Carosello che si affacciano i primi stereotipi: la massaia moderna e avveduta con spiccato accento milanese e la persona semplice, quasi sempre contadina, con spiccato accento veneto, regione allora depressa e serbatoio di immigrazione.
Crescendo (poco, a dir la verità) ho cominciato a sentire che qualcosa non tornava. In tutti i messaggi pubblicitari erano sempre rappresentati uomini, donne, giovani con corpi perfetti e scattanti, dettando così un modello lontano mille miglia dalla gente vera, dalla realtà di tutti i giorni.
Sì perché il mondo della pubblicità, pur essendo straripante di creatività e di idee non convenzionali, spesso preferisce rimanere nella comfort zone di soluzioni conosciute che non fanno altro che consolidare gli stereotipi.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, vediamo alcuni dati su come vengono rappresentate le persone in pubblicità.
Ad esempio, l3 sudamerican3 e le persone di colore, soprattutto in America, non si sentono affatto rappresentat3 culturalmente dalla pubblicità e hanno maggiori possibilità rispetto ad altr3 di essere descritti in modo stereotipato e negativo.
Per quanto riguarda le donne, la probabilità che siano rappresentate in abiti succinti rispetto ad un uomo è 1,4 volte maggiore. Gli spot che rappresentano le donne come un oggetto sono 6,9 volte superiori rispetto a quelli che hanno come protagonisti gli uomini. Se in uno spot si parla del mondo del lavoro 1,3 volte viene rappresentato un uomo, se è in ufficio 1,6 volte. Per lavori quali cucinare, accudire i figli, pulire casa, la probabilità che siano rappresentate donne è due volte più alta.*
E la disabilità? Ahi, ahi, ahi….
Parlare di disabilità è ancora più difficile. La prima questione è la partecipazione poco rappresentativa negli spot. Secondo un’indagine Nielsen** le persone con disabilità sono quasi assenti dalle pubblicità e, quando presenti, sono rappresentate in modo scorretto. In America, cartina tornasole per ciò che accade in questo settore nel mondo, solo l’1,1% sul 26% della popolazione disabile, viene rappresentato. L’indagine è stata condotta su 450 mila pubblicità trasmesse in prima serata a febbraio 2021. I risultati pubblicati il 19 agosto 2021 evidenziano che su 450 mila pubblicità esaminate, solo seimila includevano persone disabili ma più della metà di queste riguardava la promozione di prodotti e servizi del settore medico o per la cura della persona.
C’è una mancanza di rappresentatività delle persone con disabilità che raramente vengono raccontate in situazioni di vita quotidiana come il lavoro, le faccende domestiche, la cura dei bambini e il tempo libero, figuriamoci la vita sociale e il divertimento.
Come se non bastasse, alcune pubblicità del passato hanno fatto leva sulla disabilità come minaccia, per produrre comportamenti corretti alla guida, ovvero la disabilità vista come una punizione. E’ il caso della campagna pubblicitaria di Ania per la sicurezza stradale.
E per quanto riguarda la sessualità e la disabilità?
Da che mondo e mondo la sessualità e l’oggetto del desiderio sono le armi più semplici da usare, per vendere un prodotto, un’idea, uno status, che però veicolano anche valori, immagini, concetti di amore e sessualità, di successo e romanticismo, aspetti che creano ideali e definiscono quindi cosa siamo e cosa dovremo essere.
Veniamo quindi bombardat3 quotidianamente da immagini di ragazze giovani e bellissime che ci dicono che essere come loro deve diventare il nostro obiettivo. Cosi le donne, sin da piccole, impiegano un’immensa quantità di energia, tempo e soldi per poter raggiungere questo ideale di donna, e si vergognano quando invece non lo raggiungono.
Molte ricerche hanno dimostrato che le immagini di donne idealizzate non solo influiscono negativamente sull’autostima femminile, ma influiscono anche sulla percezione che gli uomini hanno sulle donne.
La perfezione del corpo diventa il falso valore a cui tutt3 si devono adeguare. Per questo abbiamo scelto questo tema e abbiamo bisogno di voi per ridisegnare un immaginario erotico che comprenda tutti i corpi non perfetti ma estremamente sensuali senza però ridurli a una mera oggettivizzazione.
Quindi prendete le matite, i pennelli, le tavolette e facciamogli vedere come si rappresentano le persone con disabilità nella pubblicità. Continuiamo insieme questa rivoluzione culturale!
Fonti:
*https://www.facebook.com/business/news/insights/the-difference-diversity-makes-in-online-advertising
**https://www.nielsen.com/us/en/insights/article/2021/visibility-of-disability-portrayals-of-disability-in-advertising/